1 mar 2024

Uscito oggi: il nuovo dei Gong

 Uscito oggi, 1. marzo 2024:


                                                              Gong - Rejoice! I'm Dead!


(Ascolta su Bandcamp)



Kavus Torabi è tra i musicisti più diligenti che ci siano. Ancora un album dei Gong e, come il titolo suggerisce, questo è un omaggio (l'ennesimo) al mitico Daevid Allen, che volle, fortissimamente volle, che la sua creatura non si spegnesse dopo la propria dipartita, nominando personalmente i suoi successori (Torabi in primis). 


Featuring: Steve Hillage, Didier Malherbe e Graham Clark!!










               I Gong sono:


    - Ian East: soprano/tenor sax

    - Fabio Golfetti: guitar, vocals

    - Cheb Nettles: drums, vocals

    - Dave Sturt: bass, EBow bass

    - Kavus Torabi: vocals, guitars


              Con

    - Graham Clark: violin on "The Thing That Should Be"

    - Steve Hillage: guitar on "Rejoice!"

    - Didier Malherbe: duduk on "Model Village" and "Through Restless Seas I Come"



                        L'album su Bandcamp 

          Articolo sui Gong in occasione del penultimo album Unending Ascending (2023)

                           

27 gen 2024

Maestro del suono - "Producer-Legende" Conny Plank

Ecco il fantastico produttore musicale / ingegnere del suono (che però a quanto pare non aveva alcuna specializzazione di studi tecnici universitari) Conny Plank, figura centrale del Krautrock. 



Oltre a produrre e assistere gli "eroi" del rock alternativo, psichedelico e sperimentale tedesco, Plank arrivò a collaborare con Gianna Nannini. (Era di Plank lo studio di registrazione dove la cantante italiana produsse i suoi primi veri grandi successi.)

In altri post abbiamo già accennato a Conny Plank e alla sua importanza per il Krautrock, la Kosmische Musik e non solo... [Ecco alcuni link su 'Prog Bar Italia' relativi al Krautrock:]

Renate Knaup, la voce femminile del Krautrock

Amon Düül II











 Tardo-Krautrock: Liliental 


            e, su 'Topolàin': Karlheinz Stockhausen


Si incontravano tutti nello studio di Conny Plank negli Anni '70 e '80: gruppi come Kraftwerk, Neu!, Can, Whodini (formazione hip hop statunitense), DAF (più propriamente D.A.F.: Deutsch-Amerikanische Freundschaft - "Amicizia Tedesco-Americana" -, gruppo di musica elettronica esponente di punta della Neue Deutsche Welle), Ultravox, Eurythmics e - come detto - anche la Nannini incidevano e masterizzavano lì i loro album. La sala di registrazione era impiantata all'interno di una fattoria vicino a Colonia; un villaggio renano dove arrivarono nientedimeno che David Bowie e Brian Eno

Conny Plank: uno dei fonici più innovativi del suo tempo. Le registrazioni effettuate da lui nello spazio di due decenni furono per certi versi rivoluzionarie...



    Guru Guru - Hinten (1971)

Durante la produzione dei propri dischi, i musicisti vivevano insieme alla famiglia di Conny: nel vero senso del termine. Condividevano il bagno dei Plank e mangiavano insieme a loro al tavolo della cucina.




Conny Plank si spense troppo presto, all'età di 47 anni. Lasciando in eredità alla sua compagna di vita, l'attrice Christa Fast, e al figlio Stephan allora tredicenne, uno studio musicale che a quel punto era ormai conosciuto ben oltre i confini d'Europa.






Vent'anni dopo (nel 2017) Stephan andò alla ricerca simbolica del padre e gli dedicò un film: Conny Plank - Mein Vater der Klangvisionär. ("Conny Plank - Mio padre il visionario del suono")

Davvero emozionante, con numerose interviste a musicisti che hanno lavorato con Conny e dove si parla delle loro hit e degli exploits ottenuti grazie a un ingegnere del suono che, ci dice la sua biografia, era nato in un piccolo e semisconosciuto comune: Hütschenhausen (non lontano da Kaiserslautern, nella Renania-Palatinato). Molte carriere del mondo della musica sono iniziate proprio grazie al biondobarbuto Conny Plank... che, per inciso, era anche un buon tastierista. E in un paio di album suonò la chitarra e cantò...


  Il docufilm intero realizzato da Stephan Plank (in tedesco)



 

   En Route, album di Conny Plank e Dieter Moebius. (1986) (Elettronica.)


Il suo nome è un po' dappertutto dove c'è l'etichetta "Krautrock" o anche "Deutschrock". Ha lavorato alquanto spesso con Dieter Moebius (nei Liliental, per dirne una, e in due album ancora precedenti firmati "Moebius & Plank"). En Route uscì appena un anno prima della scomparsa di Plank (47enne, come detto; aveva il cancro).

Conny (Conrad) Plank aveva iniziato il suo percorso lavorativo presso diverse emittenti regionali e nazionali, dalle quali veniva licenziato oppure si licenziava: sentiva che lì gli impedivano di sviluppare la sua creatività... Alla consolle non gli consentivano di fare quasi nulla e perciò, tra un periodo di disoccupazione e l'altro, si sbizzarriva (facendosi le ossa) in vari studi di registrazione, finché non aprì il proprio, dove appunto sarebbe capitata anche Gianna Nannini. Il manager della Nannini era lo svizzero Peter Zumsteg, il quale le consigliò di lavorare con il tedesco. Questi era diventato nel frattempo produttore degli Ultravox, degli Eurhytmics e dei Kraftwerk, tra gli altri. Da Latin Lover in poi, molti dei successi della Gianna nazionale targati Anni Ottanta nacquero in collaborazione con Conny Plank e/o furono registrati nel suo studio. Furono tre gli album della cantante su cui Plank lasciò la sua impronta: il sunnominato Latin Lover (1982), Puzzle (1984) e Profumo (1986).



Lo studio di registrazione si chiamava "Connys Studio" ed era a Wolperath, nella provincia di Neunkirchen-Seelscheid, a circa 35 km a sud-est di Colonia. 


Era stato inaugurato all'inizio del 1974 dentro un ex porcile appartenente a una tipica fattoria a graticcio (con travi di legno esterne). Plank aveva cercato apposta un posto dove poter lavorare in maniera rilassata, lontano dal caos dei grossi centri urbani. Secondo le stesse affermazioni di Plank e più tardi della consorte e del figlio, l'atmosfera rurale, ritirata, serviva a creare un clima psicologico particolare, che permettesse di essere “liberi da paure e riserve”. In quel modo, si potevano realizzare sonorità spontanee, usando metodi non convenzionali pur rimanendo a contatto con la realtà o - letteralmente - "con i piedi per terra". Il marchio di fabbrica di Plank, ossia la voce moderna della macchina, nel suo nuovo studio avrebbe dovuto trovare maggiore espressione... E così fu. 




Conosciamo Plank come pioniere della musica elettronica. Tuttavia, prima ancora si era affermato come produttore di numerosi album folk (canti popolari e musica folk, negli Anni '70).

Con Eberhard Kranemann, suo amico e collabratore fin dagli Anni Sessanta, Plank inaugurò anche un progetto multimediale (il nome: Fritz Müller Rock) e, alla morte di Plank, Kranemann lo ha commemorato dedicandogli un tributo postumo, con il suo trio krautrock Bluepoint Underground: "Conny Plank". Il brano è contenuto nell'album dal titolo In New York City (1999). Insieme a Eberhard Kranemann, anche il direttore di produzione dei Bluepoint Underground, Klaus Dinger, si poteva definire amico di Plank. Conny aveva conosciuto i due quando  militavano in gruppi della zona di Düsseldorf e non solo: Neu!, La Düsseldorf, Kraftwerk. 

Il geniale produttore e fonico si considerava "uno strumento di mediazione tra i musicisti, i suoni e il nastro". Come testimoniato da Kranemann, Dinger e tanti altri che hanno lavorato con lui, la sua apertura e la sua curiosità aiutavano a creare "suoni di ampio respiro".



Spesso Plank si accollava il rischio economico di un disco. Se un gruppo o un artista gli piaceva, lui lo finanziava di tasca propria. Così, molti poterono registrare un album nonostante fossero ignorati dalle grandi label. Dopo la fine del missaggio, era lo stesso Conny Plank a prendere contatto con i responsabili delle "major" e, una volta che c'era un contratto da sigillare, lui lo leggeva ben bene, per evitare ai suoi protetti di incappare in qualche trucchetto sgradevole che ne limitasse la libertà creativa e li portasse a ricevere poco o niente dalle vendite delle loro opere. La serie di dischi d'oro e di platino conquistati da band e cantanti da lui managerializzati, usava appenderli nel bagno degli ospiti: un'ironica mostra permanente! A parte Kraan, Neu! e altri "eroi" del Krautrock, Plank aiutò alla scalata delle classifiche i Kraftwerk, fin dagli inizi della loro attività. L'album Autobahn nacque nella sala di registrazione di Wolperath (novembre 1974). Poi la band si incamminò su sentieri meno innovativi (divenendo una "designer band") e Conny Plank decise di rivolgere loro le spalle.
Bröselmachine, gli Harlis da Hannover e tanti altri erano spesso ospiti del "Connys Studio", in quella frazione rurale 
di Neunkirchen-Seelscheid. I membri dei Guru Guru si aggiravano tra le case del villaggio nei giorni in cui stavano rifinendo Tango Fango. C'erano inoltre i già citati La Düsseldorf (simili ai Kraftwerk) e una band rock in dialetto renano nota come Black Fööss. Infine arrivarono anche gli stranieri: Ultravox (che finora avevano registrato solo a Londra sotto la supervisione di Brian Eno e Steve Lillywhite), Eurhytmics (due album con Conny), Gianna Nannini... Una delle collaborazioni più stimolanti di Conny Plank fu quella con Eno. Intanto, andava ai concerti per registrare dal vivo questa o quell'esibizione delle "sue" band e... suonava musica propria. Lavorò, a questo scopo, con Dieter Moebius (Moebius & Plank; il duo esistette dal 1979 al 1986) e registrò un paio di dischi con un quartetto che comprendeva Hans-Joachim Roedelius oltre a Moebius e a Brian Eno (l'ensemble venne chiamato Eno Moebius Roedelius Plank).



Dopo la morte di Conny Plank, Christa Fast (1942-2006) prese il comando dello studio, ma dovette venderlo nel 2006 a causa di una grave malattia. Il figlio Stephan Plank si occupò di rinnovare il "Connys Studio"; tuttavia, la sua speranza di continuarne l'attività durò poco: nel 2009 la fattoria venne demolita.



    Avevano contatti nella Abbey Road e Ringo Starr parlò molto bene di loro. L'album di debutto, Legend, venne prodotto dal celebre ingegnere del suono Conny Plank... e tuttavia il cammino della band tedesca di prog folk Parzival si interruppe appena dopo il secondo album.

   "Senseless No. 6" è una loro canzone antibellica.

     #Krautrock

    Un altro dei numerosi album prodotti da Conny Plank: Die Kleinen und die Bösen, dei D.A.F.



26 gen 2024

Lorenzo Cellupica - 'In A Haunted House'

Lorenzo Cellupica è probabilmente meglio conosciuto nei circoli del progressive rock (indirizzo: jazz rock) per il suo coinvolgimento come tastierista negli eccellenti Möbius Strip. Scoprire questo suo In A Haunted House ha rappresentato una piacevole sorpresa. Cellupica usa qui solo il pianoforte ed è interessato a portarci in una direzione non esattamente diversa da quella dei Möbius Strip: lo stile è sicuramente espressionista (e qui ci siamo), ma In A Haunted House è un lavoro molto personale, più "classico" e ad ogni modo più "colto". Ci pare di cogliere echi di Debussy, addirittura di Musorgskij, con qualche passaggio atonale e salite e ridiscese che sarebbero piaciute a un Rimskij-Korsakov. (Poiché il jazz è stato anticipato dalle innovazioni dei grandi compositori del XIX e XX secolo ed è compenetrato da tali nuove correnti.) 

Dall'inizio alla fine del CD, l'attenzione dell'ascoltatore è "intrappolata" in una serie di quadri e quadretti, motivi, invenzioni e improptu davvero geniali nella loro apparente semplicità costruttiva. Ma, se vi attendete un'opera leggiadra, frivola, siete completamente fuori binario. È l'esecuzione che ci fa apparire tutto così scorrevole e di (relativo) facile ascolto.



È una festa di note ed è arte. Le melodie fluiscono e fluttuano con emozione, un'emozione filtrata da un'ironia falsamente distaccata; si rincorrono, giocano con se stesse in una narrazione di storie concettualmente slegate, ma legate dal filo rosso del gesto musicale. Tra la varietà di tempi e una vasta gamma di stati d'animo, si individua effettivamente la posa, l'atteggiamento, la movenza... l'impulso creativo che attraversa il pentagramma.
"Spider" sembra imitare i movimenti di un ragno, ora frenetici, ora più tranquilli; "Eleventh Avenue" evoca la passeggiata lungo un viale di una metropoli come New York...
Il romanticismo obliquo di "Round Midday" e "Anything To Say" forma stagni di riflessione che racchiudono, circondandola, la title track, ricca di cromatismi e che, davvero, ci fa intravedere gli spettri (irrequieti!) cui si riferisce il titolo. Tutti gli altri pezzi vanno altresì gustati e studiati con l'orecchio di chi è allenato a distinguere gli accenti a levare, i diminuendo inattesi, le progressioni. In questo senso, "Egg Dance" si presenta come uno dei brani più ricchi tra i 10 che compongono l'album, con la "visione" dell'uovo che danza sul getto d'acqua: immagine mai statica, non scevra di variazioni, che, sullo strumento dai tasti bianchi e tasti neri, si tramuta in una musica tra lo sbarazzino e il ponderato.
Notevole inoltre la versione che Lorenzo Cellupica ci offre di "We Can Work it Out": omaggio al geniale duo McCartney-Lennon.




Un bel regalo, lo sottolineiamo. Una serie di composizioni che, interpretate con seriosa naturalezza, vogliono invitarci quasi a fermarci e ad andare un po' indietro nel tempo, per circondarci di cose essenziali, cose non banali ma caratterizzate da un'intelligenza  rigogliosa.

25 gen 2024

Breve storia dei Led Zeppelin

 Fondati in Inghilterra nel 1968, i Led Zeppelin vedevano nella loro formazione: il cantante Robert Plant, il chitarrista Jimmy Page, il bassista John Paul Jones e, alla batteria, John Bonham, quest'ultimo scomparso prematuramente nel settembre 1980.

"Starway to Heaven", rimasterizzata, da Led Zeppelin IV

L'album di debutto Led Zeppelin I, registrato in sole 30 ore in studio, già li consacrò come uno dei più importanti gruppi di hard rock. Il disco vendette oltre 13 milioni di copie. I successivi 33 giri, Led Zeppelin II, Led Zeppelin III e soprattutto Led Zeppelin IV, acclamati anche dalla critica, servì a renderli ancora più popolari. Canzoni come "Whole Lotta Love", "Immigrant Song" e "Babe I'm Gonna Leave You" sono pietre miliari della musica Anni '70. "Stairway to Heaven" (da IV) è considerata da tanti la migliore canzone rock della storia.




Anche gli album successivi furono un grande successo. Nel 1973 fu la volta di Houses of the Holy (contenente "The Rain Song"). Physical Graffiti (1975) ha, come punti salienti, titoli come "Kashmir", in cui ci sono influenze orientali, e "Trampled Under Foot". Album successivi: Presence (1976), In Through the Out Door (1979), Coda (1982).


"Whola Lotta Love"

I concerti dal vivo dei Led Zeppelin (con tour negli U.S.A. e in Europa) hanno sempre avuto un'accoglienza strepitosa (quasi tutti sold out!). Al successo della band contribuì non poco il loro manager, Peter Grant, che ha negoziato per loro contratti vantaggiosi... Questi era stato manager degli Yardbirds e poi dei New Yardbirds, infine noti appunto col nuovo nome di Led Zeppelin.
La morte di John Bonham ("Bonzo") nel 1980 si fa risalire al suo eccessivo consumo di alcool. I Led Zeppelin a quel punto si sciolsero. Da allora, Jimmy Page e Robert Plant sono stati più volte in tournée insieme, riproponendo molte delle canzoni della band, oltre a suonare le loro nuove composizioni. Nel 2007 i membri superstiti (Page, Plant e il bassista John Paul Johnson) diedero un concerto a Londra - nell'O2 Arena -, che lasciò registrare la maggior richiesta di biglietti per una singola esibizione dal vivo. In breve tempo, in pratica, tutti i posti disponibili furono venduti. Alla batteria c'era in quell'occasione Jason Bonham, figlio di John Bonham.


    "The Rain Song"


    "Immigrant Song"


Le accuse di satanismo

"Zoso": simbolo di Jimmy Page, sul quarto album della band e che molti dichiarano essere ispirato dal libro Equinox of the Gods, di Aleister Crowley.
Page era in realtà interessato all'astrologia, non al satanismo. Sebbene egli stesso in molte interviste abbia fatto credere di conoscere la magia nera. Di vero c'è che il chitarrista comprò Boleskine House, la casa di Aleister Crowley, che a suo tempo fu sede di sedute magiche e, a quanto pare, rituali satanici anche a base di sesso. Page inoltre chiese e ottenne che due frasi di Crowley venissero vergate sulla parte interna, non incisa, del vinile dell'album Led Zeppelin III, edito nel 1970.
Quando Robert Plant, il carismatico cantante, perse il figlio, Karac, di soli 5 anni, disse, non proprio tra le righe, che la colpa era di Page e del suo voler giocare con la magia nera... Plant comunque durante quei momenti difficili dovuti al lutto ebbe il supporto pieno dei suoi compagni di band.


    "Moby Dick"


Le accuse di plagio


Canzoni degli Zeppelin in odore di plagio. Per alcune di esse ci sono stati dei processi, in seguito ai quali i compositori originali hanno raggiunto perlomeno lo stato di "co-autore" del brano dei Led Zeppelin; nel caso di "Dazed and Confused", ora la canzone risulta essere "written by Jimmy Page, inspired by Jake Holmes".

   "Whole Lotta Love" ---> "You Need Love" (Muddy Waters) che a sua volta aveva "ispirato" gli Small Faces, i quali avevano ripreso il pezzo intitolandolo "You Need Lovin'. Steve Marriott dei Small Faces si lamentava che Page avesse copiato la canzone pur mutando un po' il ritmo, ma in realtà la sua stessa band aveva tratto a piene mani dal vecchio, indimenticabile e ineguagliato bluesman di Chicago Muddy Waters.
   "Custard Pie" ---> "Drop Down Mama" (Sleepy John Estes), "Shake ’Em On Down" (Bukka White), "Help Me" (Sonny Boy Williamson), "I Want Some Of Your Pie" (Blind Boy Fuller). Un po' un'insalata di ispirazioni, insomma.
   "Bring It On Home" ---> "Bring It On Home" (Willie Dixon).
   "The Lemon Song" ---> "Killing Floor" (Howlin' Wolf). Ma i riferimenti al limone "da spremere" sono riconducibili a "Travelling Riverside Blues" di Robert Johnson che, a sua volta, li aveva ripresi da "She Squeezed My Lemon" di Arthur McKay e Roosevelt Sykes!
   "How Many More Times" ---> "How Many More Years" (Howlin' Wolf) o ancor più "The Hunter" (Albert King).
   "Dazed & Confused" ---> "Dazed & Confused" (Jack Holmes).
   "Babe I'm Gonna Leave You" ---> "Babe I'm Gonna Leave You" (Anne Bredon, poi cantata da Joan Baez; i LZ dissero che conoscevano solo quest'ultima versione e credevano fosse un "traditional").
   "Since I've Been Loving You" ---> "Never" (Moby Grape).
   "Black Mountain Side" ---> "Down by Blackwaterside" (Bert Jansch).
   "Bron-Y-Aur Stomp" ---> "The Waggoner’s Lad" (Bert Jansch; ma Jansch non fece mai causa a Jimmy Page).
   "Hats Off to (Roy) Harper" ---> “Shake ‘Em on Down” (Bukka White).
   "Rock and Roll" ---> "Keep A-Knocking" (Little Richard).
  "Physical Graffiti" ---> un gospel già cantato e suonato da altri, da Blind Willie Johnson nel 1927 - "Jesus Make Up My Dying Bed" - a Bob Dylan nel 1962 - "In My Time of Dyin'".
   "Boogie With Stu" ---> "Ooh My Head" (Ritchie Valens).
   "Moby Dick" ---> "Watch Your Step" (Bobby Parker) (a sua volta "ispirato" a "The Girl I Love She Got Long Curly Hair" di Sleepy John Estes, un riff usato pure dai Beatles - in "I Feel Fine" - e dai Deep Purple - "Rat Bat Blue").
   "Nobody's Fool" ---> "It’s Nobody Fault By Mine" (Blind Willie Johnson). 
   "Stairway to Heaven" ---> "Taurus"(Spirit)

Nel corso della storia della musica, le somiglianze di una canzone con le note apposte su un pentagramma preesistente sono innumerevoli, e questo lo sappiamo. Si sono lasciati "ispirare" da brani di altri artisti come i Rolling Stones, i Beatles...
Il grande pittore Pablo Picasso diceva: “I mediocri imitano, i geni copiano”. E, a quanto pare, i quattro del dirigibile la pensavano allo stesso modo.

Comunque! Nel 2020, dopo cinque anni di guerra a colpi di carta bollata e dichiarazioni al napalm da una parte e dall'altra, una Corte d'Appello degli Stati Uniti ha assolto definitivamente Page e Plant dall'accusa di aver copiato l'intro di due minuti di "Stairway to Heaven", in verità troppo somigliante a "Taurus". "Taurus" è un brano strumentale del 1966 del gruppo Spirit. A conti fatti, se c'è un vero creatore della melodia in questione, questi è Johann Pachelbel, musicista, compositore e organista tedesco, autore del Canone e giga in re maggiore per tre violini e basso continuo. Ma che dire della Sonata di chitarra, e violino, con il suo basso continuo, composizione del 1659 di Giovanni Battista Granata? La progressione incriminata è presente anche lì...

    Jimmy Page alla chitarra, John Bonham alla batteria, John Paul Jones al basso, Robert Plant alla voce: i Led Zeppelin! Questa è "Black Dog", da Led Zeppelin IV


    La storia di Jimmy Page 

6 dic 2023

Novità Deception Store

Mare Tranquillitatis

  
NUOVA SINGLE TRACK PER DECEPTION STORE, CHE CI PORTA SULLA LUNA.

A due anni dalla pubblicazione della sua apprezzata opera prima Pindaric Flights (Ma.ra.cash Records, 2021) e a poca distanza dal rilascio di un singolo in italiano ("Fantasie Pindariche", del febbraio ’23), Marco Pantozzi presenta l’uscita di un nuovo inedito, che andrà ad arricchire il repertorio di Deception Store - progetto di "soft-prog” da lui stesso fondato.




Youtube:

In larga parte strumentale, con solo un breve ma significativo testo cantato in italiano dallo stesso Pantozzi, il brano ci porta a rievocare uno dei più grandi eventi a cui l’umanità abbia mai assistito: quello dello sbarco dell’Apollo 11 sulla Luna.



Dedicato alla figura dell'astronauta Neil Armstrong, il brano (e ancor più il videoclip realizzato), dalle ispirate atmosfere musicali, ci immergono a rivivere i momenti appena precedenti lo sbarco, laddove un uomo, per la prima volta nella storia, arrivò a toccare il suolo lunare: più precisamente in una zona della luna denominata dagli scienziati col termine latino di “Mare Tranquillitatis" (ossia: "della tranquillità"); ed è proprio questo il titolo scelto per il brano: là, dove il “piccolo passo di un uomo (diventò) un grande balzo per l’umanità" (cit. Armstrong).

Scritto e composto da Marco Pantozzi, dalle chiare influenze floydiane fin dall’iniziale ed evocativo assolo di chitarra elettrica (non una novità, questa, per Deception Store, che non fa certo mistero dell’amore per lo stile musicale di Waters, Gilmour & co.), il brano si pregia dell’arrangiamento di Vincenzo Ricca [The Rome Pro(G)ject], affermato musicista calabrese noto, nell’universo progressive, anche per le sue collaborazioni con artisti del calibro di Steve Hackett (Genesis), David Jackson (VDGG), Tony Levin (King Crimson) e Bernardo Lanzetti (Acqua Fragile, PFM, Mangala Vallis).
Sue, in passato, le musiche dei documentari naturalistici del grande Folco Quilici.

Ricca ha curato l'arrangiamento nonchè eseguito synth, tastiere e programmazione.
  La voce, come detto, è di Pantozzi.
  Chitarre: Gian Marco Mento.
  Batteria: Riccardo Dellagiovanna.
  Basso: Nicolò Magistrali.

Registrato all'Elfo Studio di Piacenza, sotto la direzione di Alberto Callegari.
Artwork e Videoclip di Marco Pantozzi.
Dall’8/12/2023 su tutte le principali piattaforme digitali.

 




Per approfondimenti, il sito di Deception Store è:



         Spotify

Youtube:





22 nov 2023

Tecnico del suono, musicista, ingegnere del suono, arrangiatore: Alan Parsons


Con Tales of Mystery and Imagination del 1976 si inaugurò la serie di album che racchiudono la musica immaginifica di Alan Parsons ed Eric Woolfson (quest'ultimo, ebreo scozzese di Glasgow, si è accomiatato da questo mondo nel 2009). Parsons e Woolfson si dividevano i crediti di songwriting per quasi tutti i brani del Project, con Parsons che ha prodotto o co-prodotto tutti i dischi della band. 

Woolfson era appassionato di letteratura oltre che di musica e molte idee relative ai concept album de The Alan Parsons Project erano portate da lui, che conosceva bene gli autori classici quali Poe e quelli più moderni come Huxley. Nel 1974 accadde l'incontro fatidico, con Parsons che chiese a Eric di diventare suo manager, mentre lavoravano assieme ad altre band come Cockney Rebel, Ambrosia e The Hollies (grande gruppo inglese, vera macchina di hits che comprendeva originariamente Graham Nash, poi emigrato negli U.S.A. [vedi: Crosby, Stills & Nash]).

Dal 1976 al 1987, Woolfson e Parsons realizzarono dieci album di The Alan Parsons Project, raggiungendo oltre 50 milioni di copie vendute. Woolfson se ne andò nel 1990 per intraprendere una carriera solista. 



 Woolfson e Parsons


      Alan Parsons

L'ingegnere e tecnico del suono londinese (nato il 20 dic. 1948) ha dato il suo tocco magico sia alla realizzazione del famoso ultimo concerto dal vivo dei Beatles, tenutosi il 30 gennaio 1969 sul tetto degli Apple Studios (anche Parsons si trovava sul terrazzo dell'edificio!), sia a qualche LP-clou dei Pink Floyd, non per ultimo The Dark Side Of The Moon



Naturalmente l'intera opera dei Pink Floyd è da antologia, ma loro, già esperti in proprio di sperimentazione (A Saucerful of Secrets, More, Ummagumma), hanno avuto bisogno del supporto di un esperto come Alan Parsons per dare un ancora più accresciuto contributo alla ricerca sonora e compositiva, con Atom Heart Mother (1970). E più tardi raggiungendo il picco assoluto appunto con The Dark Side of the Moon (1973).

Ricordiamoci che il vinile dell'"altra faccia della Luna" venne usato a lungo per testare i sistemi di riproduzione musicale, dimostrare le nuove tecniche audio e convincere i clienti a comprare questo o quell'impianto sonoro.

 


Articolo su The Dark Side Of The Moon (blog Topolàin)

Per il 50° anniversario di quest'opera, che dovrebbe essere dichiarata a tutti gli effetti patrimonio dell'umanità, Alan Parsons, tra l'altro plurivincitore di Grammy, ha rilasciato il seguente comunicato:


Today marks the 50th anniversary of the release of Pink Floyd’s Dark Side of the Moon. To this day, I feel honored to have been a part of such a groundbreaking album. Our goal at the time was to stretch the boundaries of the recording process, and in the process create something magical. And I think many will agree we achieved that goal. As engineer, I was grateful that the band was open to a number of my suggestions, which included the use of the clocks on the intro to "Time", as well as utilization of a very talented vocalist who I had previously worked with named Clare Torry for the vocals on "Great Gig in the Sky". 

The fact that we are still talking about this album 50 years later is something I never would have dreamed possible. And yet, here we are….

                                                                                                           (2023) 


#darksideofthemoon #50thanniversary #pinkfloyd #AlanParsons #ClareTorry #timeless


The Alan Parsons Project - I Robot (1977)


Pyramid, 1978

Qua c'è la fantastica "Pyramania" e lo straordinario crescendo orchestrale di "What Goes Up...".

Nella nona e ultima traccia, "Shadow Of A Lonely Man", a cantare è John Miles. (Il più grande successo di Miles fu "Music" del 1976, prodotto proprio da Parsons e con gli arrangiamenti orchestrali di Andrew Powell.) Per inciso: ancora in Pyramid, Eric Woolfson non canta in nessun brano. Soltanto un po' più tardi questo importante compositore, produttore discografico e tastierista presterà anche l'ugola al Project.



Erano gli inizi dei Anni 80. Un decennio terribile (fu il periodo di Reagan e di Mrs. Thatcher, ma anche dei suoni sintetici e della drum machine, della banalizzazione di tanti ideali... e persino la moda, a ben vedere, era ridicola). E Alan Parsons ci regalava questo gioiellino.


The Turn of a Friendly Card (1980)

È un concept - registrato a Parigi - che racconta la storia di un uomo di mezz'età che decide di puntare il tutto per tutto in una sola notte al casinò e... perde tutti i suoi averi.

In uno dei single tratti dall'album, "Time" (dai tratti innegabilmente pinkfloydiani), c'è il debutto come cantante di Eric Woolfson, il quale in realtà amava agire senza mettersi troppo in luce.

Eric, collaboratore di Alan Parsons fin dagli inizi del progetto (che, ricordiamo, era nato per mettere in musica i racconti di Edgar Allan Poe), dichiarò: 

The most satisfying album for me to make was The Turn of a Friendly Card. We made it in Paris in six weeks, which was incredible considering that most of our albums took a year to make. 

Woolfson sarebbe morto a 64 anni nel 2009, per un carcinoma renale.



Eye in the Sky (1982)

Il sesto album di The Alan Parsons Project è quello che ha fatto registrare le vendite maggiori.

La fanfara del primo brano, lo strumentale "Sirius", si sente spesso nelle manifestazioni sportive. L'ellepì è un esempio di perfezione ingegneristica del suono; perfezione che sorprende poco, sapendo che Parsons azionò le manopole del mixer per Abbey Road (Beatles) e The Dark Side Of The Moon (Pink Floyd).

[Beh, in realtà in Abbey Road Parsons fu assistente ingegnere. Era l'ottobre 1967, lui aveva 18 anni e funse da "operatore di nastro" durante le sessioni di "Get Back". Il suo nome compare ad ogni modo nei credits.] 

La (popolare) title track di Eye in the Sky è perfettamente AOR e perfettamente 'radio-friendly'. (Ed entrò di prepotenza nella hit parade.) Il disco contiene addirittura qualche ballabile. Uno dei brani più interessanti è "Silence And I", dai richiami barocchi e con un testo struggente e malinconico. Altri punti alti dell'album: la "spaziale" ed elegiaca "Gemini", cantata da Chris Rainbow, l’omaggio ai Floyd di "Mammagamma", nonché l'ultima traccia, "Old and Wise", ballata triste interpretata da Colin Blunstone.

Ma anche il resto delle canzoni è apprezzabile persino dagli ascoltatori più esigenti.


Quando nacque il "Project", Parsons era già un tecnico provetto e il suo nome girava non poco, avendo lui lavorato con i Fab Four, con i Wings di Paul McCartney e con i Pink Floyd. Ma anche Eric Woolfson non era da meno: era un compositore, produttore discografico e tastierista... che si scoprì cantante proprio con Alan Parsons.

Tra i tanti output nati da loro c'è Ammonia Avenue (1984), concept che ha come filo rosso l'inquinamento e l'inferno dell'industrializzazione.

Ecco il brano che dà il titolo al disco.

  Piano, Vocal, Composer, Lyricist, Executive  Producer: Eric Woolfson

  Composer, Lyricist, Unknown, Producer: Alan Parsons

  Background  Vocal: Chris Rainbow

  Arranger: Andrew Powell

  Guitar: Ian Bairnson

  Bass: David Paton

  Drums: Stuart Elliott


  David Paton fu uno dei cantanti del Project, sebbene fosse - basilarmente - chitarrista e bassista. Paton ha lavorato con i Camel, Elton John e altri. Cantò e suonò per il Project fino al 1986 (album Stereotomy) e proseguì quindi con altri artisti, principalmente in qualità di session musician. Fece un breve ritorno all'Alan Parsons Project nel 1990 - come cantante e suonando la chitarra acustica - durante la Night of the Proms, dove c'era anche Laurence Cottle, al basso (Cottle aveva partecipato alle registrazioni di Gaudi, 1987; essenziale è stato il suo contributo in Freudiana, di quello stesso 1990). A Paton non chiesero più di partecipare a un tour o a un album della band... 

Un altro cantante che collaborò con l'Alan Parson Project (dal 1979 al 1999) fu Chris Rainbow, molto apprezzato pure nei Camel.


Il 6 dic. 2021 si spegneva, a 72 anni, John Miles, un ulteriore cantante connesso al Project.

Il suo più grande successo, "Music" (1976), ebbe come produttore Alan Parsons. Miles cantò in diversi brani di album dell'Alan Parsons Project.

"Music" scalò ai suoi tempi le classifiche mondiali (unicamente in America fu un mezzo flop, a causa della lunghezza [5:52], poco compatibile con le emittenti commerciali), divenendo un evergreen
"Music was my first love / And it will be my last / Music of the future / And music of the past"...
Il brano è strutturato alla maniera di una piccola opera rock. Pianoforte, chitarra solista, archi, ottoni, coro e infine ancora pianoforte: in questa sua composizione dagli arrangiamenti complicati, Miles fa uso dell'intera strumentazione di quella sorta di musica rock che da una parte si guarda narcisisticamente allo specchio e dall'altra flirta con altri generi.


... E per l'Alan Parsons Project ha cantato, tra gli altri, Gary Brooker.

Gary Brooker, quello dei Procol Harum?

Proprio lui. 

R.I.P., Brooker (29 maggio 1945 - 19 febbraio 2022). 

I Procol Harum ebbero, come sappiamo, una carriera di oltre mezzo secolo, ma sempre con lunghi iati; e Brooker, tra uno  "stop-and-go" e l'altro della sua band, funse da membro e-o collaboratore di altre formazioni e altri artisti, quali George Harrison, Eric Clapton e, last but not least, l'Alan Parsons Project.


    THE ALAN PARSONS PROJECT - Elevato fattore di dipendenza! 

Il rock sinfonico (piuttosto "soft") che si esprime nei concept album de The Alan Parsons Project è l'ideale per confezionare cofanetti di alta qualità... e di vasto formato. Abbiamo conosciuto edizioni speciali di Tales of Mystery and Imagination, Eye in the Sky e Ammonia Avenue. Ebbene: ultimamente ci siamo deliziati con una special edition di The Turn of a Friendly Card (3 CD + Blu Ray).


Stereotomy viene pubblicato nel gennaio del 1986 e risulta l'album "più rock" del Project. Con Stereotomy, Parsons realizza per la prima volta un'opera completamente in digitale. In qualità di cantanti vengono scritturati John Miles, Chris Rainbow, Gary Brooker, Steve Dye e Graham Dye.

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In ordine sparso: i cantanti dell'Alan Parsons Project

Alan Parsons, Eric Woolfson, The Hollies, John Miles (1976, 1978, 1985, 1987, 1990), Lenny Zakatek (1977-1987), Colin Blunstone (1978-1984), Clare Torry (1979), Peter Straker (1977), Jack Harris (1976-1978), Dave Townsend (1977, 1979), Gary Brooker  (1985), Arthur Brown (1975), Lesley Duncan (1979), Graham Dye (1985, 1998), Geoff Barradale (1987), Eric Stewart (1990, 1993), Dean Ford (1978), Dave Terry ("Elmer Gantry"; 1980, 1982), Chris Rainbow (1979–1990).


"Let's talk about me". Alla voce: David Paton



   Il multistrumentista scozzese John "Ian" Bairnson (3 agosto 1953 – 7 aprile 2023) ha legato il suo nome all'Alan Parsons Project. Chitarra (strumento principale), sassofono, tastiere. Invece del plettro, Bairnson amava usare un sixpence, una moneta da mezzo scellino... Fu anche membro del gruppo Pilot e ha suonato la chitarra in quattro album di Kate Bush. È suo l'assolo in "Wuthering Heights", il single di debutto della cantante inglese (1978).

 Il sassofonista Phil Kenzie oltre che con il Project ha registrato con: The Beatles, Eagles, Graham Nash, Carly Simon, David Crosby, Black Sabbath, Jackson Browne, Stevie Nicks, David Essex, Leo Sayer, Wishbone Ash, Manfred Mann Chapter Three, Annie Lennox, The Pointer Sisters, The Coasters, The Temptations, Rod Stewart, David Bowie, Eric Carmen, America, Vince Gill, Debbie Gibson... (!)



Michael Garrison - "Sequencing Blue"

(dall'album 'Prisms', 1981)

Garrison (Oregon, U.S.A., 1956-2004) era un tastierista che suonò con Alan Parsons Project, Tangerine Dream, Mike Oldfield, Enigma e Jean Michel Jarre e produsse una dozzina di album propri di musica elettronica. Fu fortemente influenzato da Klaus Schulze e i Tangerine Dream. Un Grande, purtroppo sottovalutato, da riscoprire assolutamente. Ennesimo esempio della qualità e del talento che andava a sfociare nella produzione del Project.

Altresì decisivo per il successo dell'Alan Parsons Project: Andrew Powell, musicista, produttore, orchestratore, direttore d'orchestra, arrangiatore e compositore inglese di genitori gallesi. La sua carriera iniziò come solista ai The Proms. Successivamente ha lavorato con la London Symphony Orchestra, la London Philharmonic Orchestra e altre orchestre. Ha arrangiato album di musica rock di Steve Harley & Cockney Rebel, Cliff Richard, John Miles, Al Stewart, Mick Fleetwood, Chris Rea, Il Divo ecc. Fin da Tales of Mystery and Imagination, dove è stato co-compositore, arrangiatore e direttore d'orchestra, risulta essere coinvolto in quasi tutti gli album de The Alan Parsons Project, del quale ha anche pubblicato diverse versioni orchestrali. Andrew Powell ha prodotto i primi due album di Kate Bush (The Kick Inside e Lionheart) e ha lavorato con Chris de Burgh, Kansas, Elaine Paige, David Pack, Elliott e Tim Rice. Ha scritto le colonne sonore di diversi film (The Day of the Falcon e Rocket Gibraltar su tutti).

 In queste due foto: Stuart Elliott e la sua batteria. Elliott ha rappresentato un pilastro del Progetto e ha menato le bacchette anche negli album solisti di Alan Parsons.






 La copertina dell'album Eve (1979), dedicato alle donne e che tratta del potere che esse esercitano sugli uomini. "Don't Hold Back", la settima traccia, viene cantata da Clare Torry (suo lo straordinario assolo vocale ne "The Great Gig in the Sky", dei Pink Floyd). L'ultima, "If I Could Change Your Mind", vede, come cantante solista, Lesley Duncan. Queste sono, se non erriamo, le uniche canzoni del Project interpretate da voci femminili. (Sia la Torry che la Duncan sono state altrimenti back vocalists.)


Che cosa ne è stato dell'Alan Parsons Project?

Il Project ebbe termine nel 1990, quando Parsons e Woolfson si separarono, e l'album che doveva uscire quell'anno - Freudiana - venne pubblicato come opera solista di Woolfson. Parsons, da parte sua, continuò a fare uscire sotto il proprio nome dei full-lenght nello stesso stile del Project, chiamando intorno a sé vari musicisti. Parsons & band hanno intrapreso numerose tournée (anche) mondiali.


Da Eve: "Lucifer", celeberrima instrumental

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Ha, in aggiunta, una carriera solista invidiabile: Alan Parsons.
From The New World (suo sesto disco personale) è stato dichiarato uno dei migliori album di progressive del 2022.



       Nostra breve recensione:

Bel mondo nuovo? Da quando Eric Woolfson non c'è più, la vetta del progressive rock si è allontanata sempre di più per Alan Parsons: prova ennesima dell'importanza che aveva il suo socio per la riuscita degli album de The Alan Parsons Project. Tuttavia, From The New World presenta diverse sfaccettature interessanti: dal legame con il romanzo distopico Brave New World di Aldous Huxley alla musica di Antonín Dvořák (in particolare la Nona sinfonia, nota giustappunto con il titolo di Sinfonia "Dal Nuovo Mondo"), alla collaborazione del "mago del suono" con svariati musicisti - qui c'è, tra i tanti altri, Joe Bonamassa in due brani. Nelle interviste, Parsons ha parlato di una presunta virata stilistica avvenuta di recente. In realtà lo stile, anche in questo suo album solista, è quello: un rock "buono per le radio", dunque trasmettibile alle masse, con pennellate progressive - come ad esempio nel brano "Halos".





                Alan Parsons produttore

Dalla produzione dei primi due album della band californiana Ambrosia (musica di genere progressive rock, sebbene con qualche strizzatina d'occhio alle charts) alla collaborazione - a 70 anni di età - con Steven Wilson (The Raven That Refused To Sing, tra l'altro)! L'ingegnere del suono e musicista sapeva - e sa - valorizzare le opere più disparate, traendo da esse capitale. Alcuni grandi dischi da lui prodotti: Modern Times (Al Stewart, 1975), Rebel (John Miles, 1976), Year of the Cat (Al Stewart, 1976), Somewhere I've Never Travelled (Ambrosia, 1976) (...) Symphonic Music of Yes (1993), Grand Ukulele (Jake Shimabukuro, 2012), Blackfield V (Blackfield, 2017).


Ambrosia (U.S.A.) - Ambrosia (1975) 

Album di debutto del gruppo losangelino uscito per la 20th Century Fox Records e prodotto e ingegnerizzato da Alan Parsons. Con addirittura una canzone da Top Ten: "Holdin' on to Yesterday".
Anche per il secondo album della band, Somewhere I've Never Travelled, Parsons funse da ingegnere del suono, oltre a divenirne il produttore.

Ambrosia [ascoltalo qui]: partenza davvero con il botto in stile (dell'ancora non ancora esistente) Alan Parsons Project (o, meglio, Kansas e Styx): ottime canzoni di vario stile con colorature progressive. In alcune riscontriamo un pop elettronico "jazzy" tipo Steely Dan; qualche brano è soft rock, due-tre AOR. Niente sperimentazioni azzardate. Grande eleganza vocale (tipici cori West Coast), due ballate lente e una traccia hard rock. 



 

  

Le copertine di quasi tutti gli album solisti di Parsons sono stati realizzati da Storm Thorgerson (Potters Bar, 28 febbraio 1944 – 18 aprile 2013), fotografo e designer britannico fondatore di 'Hypgnosis' e responsabile di molte copertine di dischi dei Pink Floyd. Riguardo ad Alan Parsons, citiamo qui solo Try Anything Once (1993), On Air (1996), The Time Machine (1999) e A Valid Path (2004).

            


Thogerson aveva già fatto da designer per The Alan Parsons Project fornendo motivi visuali e curando la grafica di Tales of Mystery and Imagination (1976), I Robot (1977), Pyramid (1978), Eve (1979), Eye in the Sky (1982), Ammonia Avenue (1984).


      The Best of The Alan Parsons Project


      Alan Parsons, the very best: The Ignorance Is Bliss